Da QN Economia de Il Giorno di Lunedì 16 Aprile 2018
Guanti intelligenti e microcomputer
BPR accende l’economia del futuro
«Il fattore umano guida i robot»
La piccola azienda di Mantova punta sulle nuove tecnologie per la quarta rivoluzione industriale.
«Stiamo per lanciare un pc da polso e un lettore portatile di codici a barre.»
di Tommaso Papa – Mantova
Guanti «intelligenti» e computer da polso, ma non solo. Nella stanza dei bottoni di BPR Group, piccola ma combattiva azienda del comparto 4.0 c’è una frase dell’informatico americano Alan Kay: «The best way to predica the future is to inventa it», per prevenire il futuro serve inventarlo.
Siamo a Bondanello di Moglia, estremo lembo lombardo al confine con Modena e le sue eccellenze nel settore biomedicale. BPR è nata qui nel 2000 con un progetto innovativo che punta alla lean economy, l’economia snella in grado di ridurre lo sforzo umano ed esaltare la qualità del prodotto, detto anche modello Toyota per la sua efficienza. E alla base dell’Agenda 4.0 impostata dall’ormai ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e seguita dalle aziende più innovative del panorama italiano.
«Per noi l’agenda è una specie di decalogo – spiega Marco Malavasi, 58 anni, fondatore dell’azienda mantovana, a capo di un drappello di 23 dipendenti (fatturato è di 2 milioni l’anno) – di cui il guanto, che abbiamo chiamato Mark e che è il frutto della collaborazione con la tecnologia tedesca, è solo uno dei capitoli. Assieme al computer da polso che stiamo per lanciare».
La prima innovazione è un lettore portatile di codici a barre che facilita il lavoro dell’operatore nel selezionare gli oggetti. La seconda è un ausilio interattivo che riceve messaggi dall’utente ma è anche in grado di rispondergli con indicazioni utili nel processo produttivo. «Ma le tecnologie abilitanti introdotte dall’Agenda 4.0 sono molto di più – continua Malavasi -. Per esempio abbiamo realizzato di recente una decina di robot da 100mila euro l’uno che collaborano con l’uomo, lo riconoscono e lo aiutano». «Queste tecnologie puntano a migliorare l’ergonomia del lavoro – spiega la consulente Martina Falceri – e a compiere le operazioni ripetitive, pesanti o i lavori più insalubri». «Esattamente come è successo nelle precedenti rivoluzioni industriali, quando i robot sono entrati nei reparti fonderia o nelle verniciature» aggiunge il titolare di Bpr.
Nella quarta rivoluzione non basta fornire tecnologia: l’azienda di Moglia parte dalla consulenza per la scelta dei sistemi da implementare, alla formazione del personale. E poi sviluppa nuovi strumenti come i carrelli “intelligenti” per il movimento dei materiali, stampanti in 3D per la produzione in serie e sistemi di raccolta dati, che una volta immagazzinati sono alla base di “algoritmi” creati dall’intelligenza artificiale e utilizzabili in condizioni analoghe. Per questi altri sistemi di software il gruppo di Moglia è collegato all’università di Camerino.
C’è da chiedersi che posto ha l’uomo in un’automazione così spinta. E che fine fa la sua privacy, diventata terra scottante col “braccialetto” di Amazon? Su quest’ultimo punto i giochi sembrano fatti: il futuro è monitoraggio costante, come accade con gli smartphone che tutti hanno in tasca. All’uomo resta un ruolo cruciale, quello del lavoro con valore aggiunto: «L’hanno capito in Germania – dicono alla Bpr – le funzioni 4.0, i robot, sono l’unica alternativa economicamente sostenibile alla delocalizzazione. Almeno così il nostro know-how e un po’ di posti di lavoro resteranno qui».